Non bastava quella precotta, quella
surgelata, quella con il ketchup o con la marmellata. Quella avvilita da
accostamenti innaturali, offesa da orripilanti farciture, inventate da barbari
stranieri dalle papille deviate, o spente e disperate, annegate nel mare di
Posillipo o bruciate nel forno a legna del disgusto.
Ci si è messo pure lo stellato Cracco,
quello che si muove con la moviola incorporata, che parla come una specie di
robot e che nel suo spot, in versione Cuccarini, dice “semplicemente Carlo…finalmente a casa”.
Al severo giudice che condanna e
terrorizza gli aspiranti chef, che infierisce con sadismo agroalimentare sulle
sue vittime a Master Chef - manco fosse un premio Nobel del cibo che si fa arte
surreale, fra lo stupore che stupisce, tra filetti, salse e note di colore, fra
croccantezza e acida pittura - hanno da poco tolto una stella, quelli della
Michelin.
E qualcuno, facendo riferimento a tale
declassamento, aggiunge: "Dopo aver
fatto la sua pizza gli hanno tolto non solo altre stelle, ma pure la
cittadinanza italiana".
Si, perché la rivisitazione della pizza, firmata da Carlo Cracco, nel suo
Bistrot, in Galleria a Milano, ha fatto arrabbiare i napoletani, ma anche quasi
tutti gli italiani.
Ha scatenato una polemica feroce e
divisiva, fra il disappunto dei puristi che parlano di oltraggio a uno dei cibi
simbolo, più nobili e amati d’Italia, e la replica dei suoi sostenitori, che lo
difendono, seguendo il suo verbo, il "libero
arbitrio in cucina".
Ci mancava proprio la filosofia
ontologica dell’essere e della conoscenza, coniugata con i sofisti del gusto e
del fornello.
Secondo Scatti di Gusto, una dei
portali più seguiti dagli appassionati di cucina, la pizza Margherita di
Cracco, “non è una pizza napoletana, ma
nemmeno italiana e tantomeno da degustazione. E non c’entra nulla la generica
dizione gourmet che ogni tanto qualcuno appiccica a caso".
La versione rilanciata dal sacrilego
fenomeno prevede, infatti, un impasto diverso, con farina integrale e
un’aggiunta di cereali combinati tra loro, per renderlo croccante, e una salsa
più densa rispetto all'originale, simile al sugo del ragù, con l’aggiunta di
pomodorini confit e fette di mozzarella di bufala a crudo, come tocco finale.
E’ proprio quel disco scuro e
biscottato che ha più scioccato i cultori della pizza e della tradizione: è
bastata la sola diffusione della foto per scatenare gli attacchi al famoso chef
e la rivoluzione del sammarzano.
E sul web si replica con l’ironia.
“Non bastava l’aglio nella
Matriciana…Ogni volta che Cracco sforna una pizza così, un napoletano si
suicida! …Già nella foto sembra tutto, tranne che invitante: la vera pizza
napoletana la cominci a mangiare già con gli occhi, quella craccata e una cosa
triste e rivoltante…Andiamo a consegnare otto stelle Michelin all’egiziano
sotto casa".
A indispettire non è stato nemmeno
tanto il prezzo di 16 euro, ma l'orgoglio ferito della cucina napoletana: il
dissacratore, superbo e presuntuoso, ha osato profanare uno dei piatti più
tipici del Vesuvio, ovvero la verace Margherita dop o doc, che dir si voglia.
Siamo dunque all’eresia.
Soprattutto a
pochi mesi dal riconoscimento dell’arte della pizza, certificata dall’Unesco come
patrimonio dell’umanità: una delle più alte espressioni
identitarie della cultura partenopea, quale segno di creatività e gusto in
tutto il mondo.
(Alfredo Laurano)
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